Una delle caratteristiche distintive dei disturbi dello spettro autistico, indipendentemente dai livelli di intensità delle caratteristiche o di gravità, sono le manifestazioni comportamentali non accettate socialmente, che le persone neurodivergenti mettono in atto per segnalare una sofferenza, un fastidio, o un bisogno.

Non chiamiamole “crisi” autistiche

Si tratta di comportamenti che possono essere molto intensi e in certi casi spaventosi per chi assiste, ma se si impara a conoscerli è possibile anticiparli, evitando che si manifestino, o gestirli, affinché le loro manifestazioni siano più lievi. Per fare qualche esempio, una persona in meltdown può gridare o colpire oggetti, una persona in shutdown può chiudersi in un prolungato silenzio e chiedere di essere lasciata in pace, una persona, durante un tantum, può distendersi a terra e battere pugni e piedi sul pavimento.

Tutte queste manifestazioni comportamentali sono sempre state associate ai disturbi dello spettro autistico, ma prima che il linguaggio si arricchisse con termini di origine anglosassone, erano, nel loro insieme, definiti comportamenti problema. I comportamenti problema sono uno dei temi più spesso sottoposti ad uno specialista da parte di una famiglia con un bambino nello spettro, perché possono essere molto difficili da comprendere e, di conseguenza, gestire.


Cause

Spesso non si associa ad essi la loro funzione, ossia il fatto che abbiano sempre uno scopo, un senso, compreso il quale diventa più semplice intervenire. Al contrario i comportamenti problema sono percepiti come “capricci” che compaiono all’improvviso e di fronte a cui ci si sente impotenti. Invece, ogni comportamento che gli esseri umani (ma se per questo anche i mammiferi) emettono, ha sempre un senso, un’origine e una funzione. Se ci sembra che qualcosa succeda per caso e all’improvviso, è perché non siamo riusciti ad individuarne l’origine (=la funzione).


Il meltdown

La parola Meltdown appartiene al panorama semantico della fisica nucleare; esso indica infatti l’esplosione atomica e viene utilizzato nell’autismo per la sua dirompente intensità. Un meltdown è infatti una manifestazione comportamentaleesplosiva, che può essere caratterizzata da comportamenti eteroaggressivi che coinvolgono oggetti o perfino persone, oppure autolesivi. La persona che mette in atto un meltdown, durante la sua manifestazione, ha la sensazione di aver perso il controllo, di non potersi fermare e prova una sofferenza ed una confusione molto intense. I meltdown possono durare pochi minuti ma anche tempi più lunghi, di alcune ore, con momenti di acquietamento e momenti di riacutizzazione.


Rimedi


Come abbiamo visto, le persone che assistono a un meldtownd si sentono spesso impotenti e spaventate. Sapere come comportarsi in quei momenti, però, può contribuire a ridurne la durata e l’intensità, e a sentirsi via via sempre meno in difficoltà. Il primo rimedio in caso di meltdown è sicuramente la prevenzione. Un percorso di consapevolezza con un professionista può aiutare la persona neurodivergente, o il bambino nello spettro autistico ad imparare quali sono i segni precursori, in modo da interrompere gli elementi di disturbo che stanno facendo salire la pressione, prima del momento di rottura.

Ognuno di noi è diverso ed ha diverse esigenze

Anche la mindfulness può essere di aiuto, in questo caso. Se si è presenti durante un meltdown che colpisce qualcuno che conosciamo, o un nostro famigliare, la cosa più importante è evitare di aggiungere elementi di tensione al clima. Quindi bisogna evitare di alzare la voce, parlare il meno possibile, mantenere quanto più lo consente la situazione un atteggiamento calmo, non toccare la persona, ricordarle che si tratta di una situazione temporanea, che va tutto bene, e che piano piano passerà.


Riassuntivo: cosa fare durante un Meltdown


Si può provare a chiedere alla persona cosa preferisce che si faccia durante i meltdown, quando si è in una situazione tranquilla, perché ognuno di noi è diverso ed ha diverse esigenze: modulare il proprio comportamento in base alle richieste del singolo, è molto meglio. Un meltdown può capitare a tutti, ma se si tratta di eventi ricorrenti, è molto importante rivolgersi a un professionista (ad esempio ad uno psicoterapeuta esperto di disturbi dello spettro autistico), che insegnerà al bambino (o all’adulto) ad aumentare la gestione autonoma di questi momenti così intensi e dolorosi. Infine, la cosa più importante in assoluto, è non giudicare negativamente un meltdown e chi lo sta emettendo; se si tratta di un bambino, evitare di sgridarlo.

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Shutdown

Potremmo considerare lo shutdown il “contrario” del meltdown. Se quest’ultimo è infatti un’esplosione, lo shutdown potrebbe essere descritto come una estrema chiusura, o come uno spegnimento.


Cause


Generalmente la causa di uno shutdown ha a che fare con lo sfinimento, sensoriale o sociale. Dopo una lunga sollecitazione sonora, visiva o olfattiva (ad esempio, andare ad una fiera, o una serata in discoteca perché ci si sentiva in dovere, per essere come gli amici), la persona neurodivergente potrebbe sentire una estrema spossatezza e la necessità di chiudere ogni contatto con il mondo esterno, per ricaricare le energie. Questo potrebbe verificarsi anche dopo un’intensa esperienza o reazione emotiva. La persona potrebbe stendersi accucciata, non rispondere al richiamo, addormentarsi.


Rimedi

In generale, la cosa più rispettosa da fare in caso di shutdown, è lasciare alla persona il tempo di recuperare le energie e di “tornare alla socialità” con i tempi necessari, senza giudicare l’esigenza di silenzio e solitudine. Se gli episodi di shutdown si verificano molto di frequente, è consigliabile rivolgersi a un professionista esperto in disturbi dello spettro autistico, perché potrebbero essere precursori di una forma depressiva secondaria o più in generale impattare sulle possibilità di miglioramento delle competenze sociali.


Tantrum

Tantrum è una parola dall’etimologia ignota, usata nel mondo anglosassone per indicare i “capricci” dei bambini, ma anche alcuni scoppi d’ira degli adulti. Il termine è diventato di uso molto comune nella comunità asperger, benché rimandi a un concetto, quello dei capricci, che rischia di portare fuori strada. Di fatto, clinicamente, si tratta di uno specifico comportamento problema che ha come funzione l’ottenere qualcosa che si desidera, (per esempio un rinforzo oppure l’attenzione da parte di qualcuno). Le manifestazioni comportamentali possono essere molto simili a quelle del meltdown. Ciò che distingue i due comportamenti, quindi, è soltanto la loro funzione. La funzione del meltdown è infatti allontanarsi da un evento avverso, o manifestare sofferenza sensoriale, da sovraccarico ecc; il tantum ha invece come funzione quella di ottenere qualcosa.

Per quanto riguarda la gestione di un tantrum si rimanda al paragrafo sul meltdown; si raccomanda di non giudicare o sgridare il bambino (o l’adulto) che sta mettendo in atto il comportamento, poiché, a differenza di quello che comunemente si pensa dei capricci, si tratta di comportamenti in cui manca il controllo volontario, emessi in modo non pienamente consapevole e di autocontrollo estremamente difficile.

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