La comprensione dell'autismo e la sua classificazione hanno subito significative evoluzioni nel corso degli anni, spesso accompagnate da dibattiti e controversie sia nel campo scientifico che in quello sociale. Nel passaggio dal DSM-IV-TR al DSM-5 si è abbandonato l'approccio categoriale e introdotto il concetto di “spettro autistico”. Questo cambiamento riflette la crescente consapevolezza della complessità dell’argomento, riconoscendo che l'autismo non si manifesta in modo uniforme ma attraverso un'ampia gamma di tratti ad intensità variabile. Ciascun individuo autistico, infatti, presenta il suo personale mix di caratteristiche e di bisogni, a cui si è cercato di rispondere con l’introduzione dei livelli di supporto da 1 a 3. Inoltre, se in passato ci si era concentrati sui disturbi cognitivi, comunicativi e sociali, i nuovi criteri diagnostici riconoscono la sensorialità come un elemento caratterizzante l’autismo.
La negazione dell'esperienza autistica basata su criteri obsoleti è ingiusta e potenzialmente dannosa, conducendo a situazioni di gaslighting in cui le persone autistiche possono iniziare a dubitare della propria percezione e delle proprie esperienze.
Riconoscere l’autismo
Il divario tra gli avanzamenti scientifici nell'ambito dell'autismo e la loro corretta comunicazione al pubblico ha generato un dibattito ancora aperto sui criteri diagnostici e sul concetto stesso di autismo. Da un lato, alcuni tendono a minimizzare suggerendo che "siamo tutti un po' autistici", un'affermazione che, pur cercando di normalizzare la condizione, rischia di banalizzarne la complessità e le sfide specifiche. Dall'altro lato, c’è la preoccupazione che i criteri diagnostici attuali possano essere troppo ampi, portando a diagnosi improprie.
Il risultato è che oggi, individui con disabilità intellettiva minima o assente e buone capacità di "masking", possono vedersi negare o mettere in discussione la propria identità autistica. Questa situazione ignora non solo la diversità intrinseca dell'autismo ma anche il fatto che si è riconosciuto che la disabilità cognitiva è una condizione a sé che può essere o meno presente nella persona autistica.
La negazione dell'esperienza autistica basata su criteri obsoleti è ingiusta e potenzialmente dannosa, conducendo a situazioni di gaslighting in cui le persone autistiche possono iniziare a dubitare della propria percezione e delle proprie esperienze. Questo fenomeno può aggravare il rischio di sviluppare disturbi psichiatrici, come depressione e ansia, e aumentare la vulnerabilità a pensieri suicidari, come evidenziato da ricerche su adulti con diagnosi di Asperger.
Ogni individuo autistico presenta un insieme unico di caratteristiche e necessità, che richiedono un approccio personalizzato di supporto. La classificazione in livelli di supporto da 1 a 3 mira a rispondere a questa diversità, offrendo una guida per l'assistenza e l'intervento. Tuttavia, la realizzazione pratica di questo supporto personalizzato rimane una sfida, soprattutto in un mondo che spesso non riconosce o non si adatta alle esigenze uniche delle persone autistiche.
La comprensione e l'accettazione dell'autismo richiedono un impegno continuo verso l'educazione, la ricerca e la sensibilizzazione, non solo tra i professionisti della salute ma anche nella società in generale. Solo attraverso un dialogo aperto, basato su dati scientifici e sulle esperienze vissute dalle persone autistiche e dalle loro famiglie, è possibile costruire un ambiente più attento ai bisogni delle persone. In questo contesto, è fondamentale riconoscere e valorizzare la neurodivergenza come una componente essenziale della varietà umana, promuovendo strategie che rispettino e rispondano alle esigenze di tutti gli individui nello spettro autistico.
La complessità dell'elaborazione sensoriale nell'autismo
Per le persone autistiche è possibile vivere stimoli ordinari come esperienze sovraccaricanti e talvolta insopportabili ed è una cosa che può riguardare tutti i sensi - l'udito, la vista, il tatto, l'olfatto e il gusto -con un impatto significativo nell’interazione con l'ambiente circostante. Per questo le persone autistiche sono state spesso percepite come eccessivamente reattive a stimoli che per la maggior parte delle persone risultano tollerabili. Cose comuni, come il suono di uno starnuto o il rumore di una porta che si chiude bruscamente, possono scatenare in alcuni individui autistici reazioni intense, come accovacciarsi e coprirsi le orecchie. Benché possano apparire sproporzionate agli occhi di un osservatore non autistico, questa interpretazione manca di considerare uno degli aspetti fondamentali dell'autismo: la diversa percezione sensoriale. Se una persona neurotipica percepisse gli stimoli con la stessa intensità di una persona autistica, è probabile che la sua reazione sarebbe altrettanto forte. Questa prospettiva è supportata da numerose testimonianze e studi, tra cui il lavoro di Rorie Fulton, Emma Reardon, Kate Richardson e Rachel Jones nel loro libro "Sensory Trauma: autism, sensory difference and the daily experience of fear", che illustra come la paura possa diventare una costante nella vita di molte persone autistiche.
Riconoscere e valorizzare la neurodivergenza come elemento fondamentale della varietà umana costituisce la base per l'elaborazione di strategie che rispondano adeguatamente alle esigenze di tutti gli individui nello spettro autistico.
Stimoli uditivi e visivi
Per alcune persone autistiche, suoni che per altri sarebbero considerati di sottofondo, come il ronzio di un apparecchio elettronico o il fruscio dell'aria condizionata, possono essere percepiti come invadenti o addirittura dolorosi. Allo stesso modo, luci fluorescenti o intermittenti, che sono comuni in molti ambienti pubblici e lavorativi, possono provocare disagio significativo o mal di testa. Questa sensibilità può rendere sfidante la permanenza in ambienti rumorosi o intensamente illuminati per periodi prolungati.
Stimoli tattili
La sensibilità al tatto è un altro aspetto cruciale dell'elaborazione sensoriale nell'autismo. Materiali che possono sembrare innocui, come l'etichetta di un indumento o la consistenza di determinati tessuti, possono essere percepiti come estremamente sgradevoli o irritanti. Questo può portare a difficoltà nella scelta dell'abbigliamento o nella tolleranza di determinate texture, influenzando la vita quotidiana e il benessere.
Stimoli olfattivi e gustativi
Anche gli odori e i sapori possono essere percepiti in modo più intenso dalle persone autistiche. Profumi che la maggior parte delle persone troverebbe gradevoli o a malapena noterebbe possono diventare opprimenti. Analogamente, la sensibilità ai sapori può limitare la varietà di cibi tollerati, influenzando l'alimentazione e le interazioni sociali legate al cibo.
Affrontare il sovraccarico sensoriale
Le persone autistiche non verbali o con disabilità cognitive possono trovarsi in situazioni di grande difficoltà durante un meltdown, a causa della loro incapacità di allontanarsi dalle fonti di disagio o di esprimere verbalmente il proprio stato. D'altro canto, le persone autistiche con un quoziente intellettivo nella media o superiore, non sono immuni al sovraccarico: è cruciale riconoscere che la percezione ed elaborazione atipica degli stimoli sensoriali non è correlata alla disabilità cognitiva, ma è una caratteristica distintiva dell'autismo. Pur avendo la capacità di verbalizzare il proprio disagio e potenzialmente chiedere aiuto, le persone autistiche affrontano aspettative sociali e professionali che spesso ignorano le sfide uniche della loro condizione. La società tende ad aspettarsi che queste persone mantengano una vita sociale attiva e siano pienamente funzionali in ambienti lavorativi, senza considerare che tali contesti possono risultare sovraccaricanti e fonte di stress continuo. Questa mancata considerazione contribuisce a tassi di disoccupazione estremamente elevati tra le persone autistiche, poiché gli ambienti lavorativi standard raramente tengono conto delle loro esigenze specifiche. Un adulto che prova ad esprimere un forte disagio sensoriale può facilmente subire gaslighting da cui possono nascere disturbi dell’adattamento e malattie mentali. Gli adulti autistici hanno tassi significativamente più alti di tutti i principali disturbi psichiatrici tra cui depressione, ansia, disturbo bipolare, disturbo ossessivo-compulsivo, schizofrenia e tentativi di suicidio.
Negli anni ci sono stati diversi studi che hanno indagato i pensieri suicidari nella popolazione autistica; in uno studio effettuato in Inghilterra, è stato preso un campione di 374 adulti con diagnosi di Asperger (256 uomini e 118 donne), su questi 243 (66%) hanno riferito di avere ideazione suicidaria, 127 (35%) hanno riferito di aver pianificato o tentato il suicidio e 116 (31%) hanno parlato di depressione.
La ricerca ha inoltre evidenziato come l'ansia sia una compagna frequente nella vita delle persone autistiche, con studi che mostrano percentuali elevate di ansia tra bambini e adolescenti autistici. Uno studio ha portato alla luce differenze nello sviluppo dell'amigdala in alcuni bambini autistici, suggerendo che esista una forma di ansia specificamente connessa ai tratti autistici, come quella generata da cambiamenti inaspettati o in caso di impedimento nel dedicarsi ai propri interessi assorbenti.
Questi risultati sottolineano l'importanza di approfondire la comprensione dell'autismo e di fornire terapie e supporti mirati che tengano conto delle specifiche esigenze sensoriali e emotive. È fondamentale riconoscere che l'autismo non si manifesta unicamente attraverso comportamenti osservabili, ma coinvolge profonde differenze nella percezione e nell'elaborazione del mondo esterno, richiedendo un approccio empatico e personalizzato nell'assistenza e nel sostegno.
Strategie di adattamento
Per affrontare queste sfide, è fondamentale sviluppare strategie di adattamento mirate, che possano aiutare le persone autistiche a gestire la sensibilità sensoriale. Queste possono includere l'uso di dispositivi di protezione come cuffie antirumore o occhiali con filtri per la luce, la creazione di ambienti confortevoli e prevedibili a casa e sul posto di lavoro, e l'adozione di routine che minimizzino l'esposizione a stimoli sovraccaricanti. L'educazione e la sensibilizzazione di familiari, amici, colleghi e professionisti della salute sono altresì cruciali per creare un ambiente di supporto che riconosca e rispetti le esigenze sensoriali delle persone autistiche.
Autismo e Gaslighting
La negazione dell'esperienza autistica basata su criteri obsoleti è ingiusta e potenzialmente dannosa, conducendo a situazioni in cui le persone autistiche possono iniziare a dubitare della propria percezione e delle proprie esperienze. Questo fenomeno, meglio conosciuto come gaslighting, può aggravare il rischio di sviluppare disturbi psichiatrici, come depressione e ansia, e aumentare la vulnerabilità a pensieri suicidari, come evidenziato da ricerche su adulti con diagnosi di Asperger.
In un caso tipico, un individuo che lamenta costante affaticamento sarà indirizzato dal suo specialista medico-sanitario ad effettuare approfondimenti come le analisi del sangue e la polisonnografia. Questi esami, tuttavia, possono non evidenziare anomalie. Di fronte a tali esiti, le interpretazioni più comuni tendono a etichettare il paziente come ipocondriaco, stressato, ansioso o depresso. Per una persona autistica queste condizioni potrebbero non essere applicabili o derivare da cause diverse rispetto a quelle di una persona neurotipica. La mancanza di risposte specifiche e la conseguente invalidazione delle esperienze possono far sì che il paziente autistico inizi a mettere in dubbio la propria realtà, esacerbando il senso di isolamento e le difficoltà psicologiche.
Non di rado, dopo aver ricevuto una diagnosi di autismo, capita che il paziente riferisca un aggravamento dei sintomi. Ciò può essere attribuito al riconoscimento formale di problematiche precedentemente ignorate o minimizzate, come la sensibilità a determinati stimoli sensoriali. Ad esempio, si inizia a riconoscere lo stress causato dall'illuminazione in ufficio o il disagio nell'eseguire azioni quotidiane come lavarsi i denti. Se tutto ciò prima non veniva considerato, ora viene, o dovrebbe, essere legittimato.
Conclusione
In conclusione, il cammino verso una comprensione più approfondita e precisa dell'autismo vede l’assoluta necessità di un continuo adattamento, sia sul piano diagnostico che sociale. Il passaggio dal DSM-IV-TR al DSM-5 segna un avanzamento cruciale verso l'accettazione della diversità e della complessità intrinseche all'autismo. Tale evoluzione riflette un cambiamento significativo nella percezione dell'autismo, da una condizione categorica a un continuum di esperienze caratterizzate da diverse intensità e manifestazioni.
Tuttavia, la sfida di superare gli stereotipi e le false credenze che circondano l'autismo rimane, specialmente in un contesto sociale che spesso oscilla tra la tendenza a minimizzare e quella a patologizzare eccessivamente. La pratica di negare o mettere in dubbio l'identità autistica di individui senza evidenti disabilità intellettive o con elevate capacità di "masking" evidenzia la necessità di un approccio più globale e personalizzato, che riconosca l'unicità di ogni esperienza autistica.
L'attenzione alle sfide legate all'elaborazione sensoriale nell'autismo è imprescindibile, data la loro profonda influenza sulla vita quotidiana delle persone autistiche. La sensibilità a stimoli che per molti sarebbero insignificanti può causare stati di sovraccarico sensoriale, con impatti notevoli sul benessere psicologico e fisico. Ciò sottolinea l'urgenza di sviluppare strategie di adattamento su misura e di creare un ambiente di supporto che rispetti le necessità sensoriali ed emotive delle persone autistiche.
Combattere il gaslighting e promuovere una maggiore consapevolezza e comprensione dell'autismo sono passi fondamentali verso la realizzazione di una società più inclusiva e accogliente. È essenziale che la comunità medica, educativa e lavorativa, insieme all'intera società, si impegni in un dialogo aperto e basato su evidenze scientifiche e sulle testimonianze dirette delle persone autistiche e delle loro famiglie.
Riconoscere e valorizzare la neurodivergenza come elemento fondamentale della varietà umana costituisce la base per l'elaborazione di strategie che rispondano adeguatamente alle esigenze di tutti gli individui nello spettro autistico. Attraverso l'educazione, la ricerca e un impegno costante nella sensibilizzazione, possiamo aspirare a demolire le barriere esistenti e costruire un futuro in cui ogni persona autistica possa realizzarsi pienamente e contribuire in modo significativo alla società, essendo rispettata nella sua individualità e supportata nelle sue sfide.
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